STEFANO FRACASSO

STEFANO FRACASSO

Partito Democratico e forze civiche nelle ultime ore sembrano confluire su nomi di mediazione. Quelli dei vicentini Stefano Fracasso e Riccardo Poletto. Il primo è un uomo di partito, è stato capogruppo del Pd in Consiglio regionale. Ma da tempo è lontano dalla scena politica e quindi potrebbe andare bene anche alle forze civiche. Il secondo è stato l’ultimo sindaco di Bassano del Grappa ed è un civico.

REGIONALI VENETO

REGIONALI IN VENETO

Il Veneto deve andare alle urne entro il 20 novembre, al massimo entro il 23 novembre 2025, e cioè entro 60 giorni successivi alla conclusione della legislatura di cinque anni. Il Veneto tornerà alle urne in autunno per eleggere il nuovo consiglio regionale e il nuovo presidente dopo quindici anni e tre mandati ininterrotti di Luca Zaia.

La Regione Veneto è già al lavoro, con spirito di servizio e responsabilità, per garantire che i cittadini possano esercitare il loro diritto democratico in un contesto di piena efficienza, preparazione e ordine istituzionale. L'obiettivo è assicurare a tutti i veneti un processo elettorale trasparente, partecipato, ben organizzato e all'altezza dell'importanza che questo appuntamento rappresenta per la vita democratica della nostra comunità.

POPOLARI

POPOLARI

Il percorso dei Popolari per il Veneto, introdotto ieri dal Prof. Silvio Scanagatta quale Presidente dei Popolari per il Veneto, proseguirà con incontri in tutte le provincie del Veneto, in vista di una proposta organica e partecipata per le prossime sfide elettorali.

Si è tenuto ieri sera a Padova il primo convegno regionale dei Popolari per il Veneto, un appuntamento che ha segnato l’avvio di un nuovo percorso politico e culturale all’interno del panorama veneto.

REGIONALI

STAMPA

L’operazione del segretario veneto della Lega Salvini, Alberto Stefani, rischia di essere un’inutile fatica, almeno finché il suo mentore federale non cambierà registro. Intanto, chi guarda e inizia a raccogliere i frutti di un rilancio dei principi fondanti della fu Lega Nord bossiana è un altro ex parlamentare leghista, quel Paolo Grimoldi che ha fondato “Patto per il Nord”: «finché Salvini continua sulla deriva nazionale e, peggio, sudista privilegiando anche da ministro gli interventi a favore di ferrovie, strade, ponti del Mezzogiorno lasciando scoperto il Nord, proposte come quella di “Patto per il Nord” sono vincenti. Ogni giorno ricevo telefonate ed inviti ad aprire sedi nei comuni padani per rilanciare il sindacalismo politico del Nord, di quei lavoratori, imprenditori, pensionati del Nord che faticano ogni giorno a creare quella ricchezza che poi politici come Salvini sprecano nel clientelarismo nel Sud Italia, incassando un pugno di mosche in fatto di consensi elettorali. Non mi meraviglio che al Nord ormai Fratelli d’Italia valga elettoralmente tre volte tanto la Lega Salvini: imprenditori e cittadini cercano risposte alle loro legittime esigenze e il loro consenso va a quelle forze politiche che danno le risposte che cercano. Che negli ultimi anni non sono arrivati dalla Lega Salvini».

REGIONALI

I nomi germogliati dalla lunga primavera del centrosinistra veneto sfioriscono uno a uno. Dopo il «grazie ma no, grazie» della scienziata Antonella Viola a candidata della coalizione di centrosinistra per le prossime elezioni regionali, ora arriva anche quello di Achille Variati.

Padre nobile del Partito Democratico veneto, Variati, già storico sindaco di Vicenza, sottosegretario all’Interno negli anni difficili della pandemia ed europarlamentare, dopo le notizie uscite sulla stampa spiega che non ha cambiato idea rispetto a quanto disse un anno fa quando rifiutò, a 70 anni, un bis a Bruxelles: «In questi giorni il mio nome è stato accostato, in vari articoli di stampa, alla possibile candidatura alla presidenza della Regione per il centrosinistra. Sono molto lusingato da questa attenzione, e profondamente grato per le attestazioni di stima e di affetto. - scrive Variati in una nota - Proprio per rispetto verso tutti coloro che hanno voluto manifestarmi stima e incoraggiamento desidero, però, chiarire pubblicamente che il mio nome non è in campo».

REGIONALI

L’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, dato per papabile, ha annunciato: «Il mio nome non è in campo». Il campo progressista resta sempre al bivio tra chi chiede le primarie e chi invece vuole evitarle.

Ben più interessante è però il dato che emerge da questi sondaggi “segreti” commissionati dalla Lega e citati dal quotidiano veneto: ad oggi sarebbe Alberto Stefani, leader della Liga Veneta e vice di Salvini nella Segreteria Federale, il nome preferito dagli elettori per i “papabili” Governatori in casa Centrodestra.

Resta infine il caos nel campo opposto, dove ancora manca un’indicazione di nome per provare l’impresa semi-impossibile di battere un candidato filo-Zaia in Veneto: a complicare i piani l’uscita di scena di un possibile candidato come Achille Variati, ex sottosegretario al Ministero degli Interni di tradizione Dem. In casa Pd l’annuncio è stato dato dal segretario regionale Andrea Martella che conferma come non sarà Variati il candidato del Centrosinistra alle Regionali Veneto 2025. Il problema è che si tratta dell’ennesimo “NO” arrivato nel campo largo dopo il senatore Crisanti, il sindaco di Verona Tommasi (ex centrocampista della Roma), così come il sindaco d Padova Giordani, di Vicenza Possamai e pure l’immunologa Antonella Viola.

24 Aprile 2025 - STAMPA

ARTURO LORENZONI

ARTURO LORENZONI

Arturo Lorenzoni, perché dice di essere preoccupato?

Perché se il centrosinistra non inizia a muoversi, sarà sempre più difficile scalare questa montagna. Lo dico perché so com’è andata nel 2020. Il centrosinistra dovrebbe far capire che c’è una squadra che ha una visione alternativa per guidare il Veneto. Ma per arrivare ai veneti ci vuole tempo. Tempo che il centrosinistra sta perdendo.

Quindi secondo lei bisogna stringere i tempi?

Bisogna che ci diamo una mossa, va individuata la persona che sarà candidata presidente della Regione al più presto. Non so se con le primarie o senza, ma bisogna muoversi.

STAMPA: 20/03/2025

GIANCARLO GALAN

REGIONE VENETO

Galan, l'ex Doge senza impero, chiede un vitalizio: "Vivo come un indigente"

«Sono un pensionato senza pensione», ironizza Giancarlo Galan, che ha governato il Veneto dal 1995 al 2010, fino allo scandalo Mose, uno dei più gravi nella storia recente della regione. Dopo 78 giorni di carcere e un accordo che ha portato a una condanna di due anni e mezzo di arresti domiciliari e una multa di 2,6 milioni di euro, si è trovato in una situazione disperata. Attualmente vive isolato sui Colli Berici, senza un conto corrente, senza pensione e senza mezzi. Risiede in una casa fornita dal fratello Alessandro, medico, che lo ha sempre supportato.

Ora Galan si rivolge al Consiglio regionale del Veneto per richiedere il recupero dei suoi assegni pensionistici, che nel corso degli anni sono stati versati al Fondo unico di garanzia di Equitalia, accumulando oltre 150 mila euro. «Questi soldi mi spettano – afferma – avendo lavorato per anni e versato i contributi». Galan chiede non solo gli arretrati, ma anche gli accrediti futuri, che dovrebbero ammontare a circa 1.300 euro netti al mese.

Il suo avvocato, Maurizio Paniz, ha già presentato un ricorso per ottenere quanto richiesto. Roberto Ciambetti, presidente dell'Aula veneta, ha confermato che si sta aspettando la notifica del ricorso e che nel frattempo continueranno i versamenti al fondo di garanzia.

Una situazione simile è quella di Renato Chisso, ex assessore alle Infrastrutture, che ha anch'egli fatto ricorso dopo aver patteggiato per corruzione e ha ottenuto la restituzione di 300 mila euro. Negli ultimi dieci anni, l'intero ammontare della pensione mensile di Galan è stato accreditato al fondo di garanzia, in base a una legge sui vitalizi ora modificata, che stabilisce un limite massimo di pignorabilità.

Oltre agli arretrati, Galan chiede che il Consiglio regionale accrediti i quattro quinti della sua pensione, limitando il pignoramento al restante quinto, come previsto dalla normativa. Tuttavia, c'è chi critica questa richiesta. «Galan è stato accusato di reati contro la pubblica amministrazione – commenta Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle – dargli un premio mi sembra eccessivo». Ma Galan risponde: «Di qualcosa dovrò pur vivere».

Nella sua attuale vita da eremita sui Colli Berici, Galan svolge lavori nel bosco, si occupa delle piante e legge. Recentemente, ha anche subito un incidente con una motosega, che ha comportato un'invalidità temporanea. Nonostante ciò, ha partecipato a eventi sociali, come una cena con amici di Forza Italia, ma ha dichiarato di aver chiuso con la politica, esprimendo il suo disgusto per quanto accaduto nel suo passato politico.

La sua vita, ora, è quella di un pensionato privo di pensione, dedicata alla natura e alla riabilitazione fisica, un "Doge senza impero".

GIANCARLO GALAN

REGIONE VENETO

Galan: “Costretto a patteggiare sul Mose e a mentire sul caso Ruby”

Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto, ha rilasciato un'intervista a Report in cui racconta la sua esperienza legata all'inchiesta sul Mose e il caso Ruby. Galan ha dichiarato di essere stato costretto a patteggiare a causa delle pressioni dell'avvocato Ghedini, e ha sottolineato che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non lo ha mai interrogato, temendo che potesse fare altri nomi.

Il caso Mose Accusato di aver ricevuto tangenti dal Consorzio Venezia Nuova, che gestiva il progetto del Mose, nel 2014 Galan ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi dopo aver trascorso 78 giorni in carcere. Nordio, che all'epoca era il procuratore aggiunto coordinando l'inchiesta, è stato descritto da Galan come non garantista. Oggi, l'ex governatore vive in una tenuta di famiglia e ha dichiarato che senza il supporto del fratello sarebbe in gravi difficoltà.

Mai interrogato Galan ha rivelato di aver vissuto un periodo estremamente difficile, affermando: "Sono stato a un passo dal farla finita". Ha descritto l'ingiustizia subita come devastante, poiché non ha mai avuto l'opportunità di difendersi di fronte a un magistrato. Quando gli è stato chiesto se avesse mai parlato con Nordio, ha risposto di no, spiegando che la decisione di patteggiare è stata dettata dalla necessità di proteggere la sua famiglia. "Aver patteggiato è stato l'unico modo per evitare di restare in carcere per altri sei mesi", ha aggiunto.

I nomi non rivelati Riguardo a Nordio, Galan ha commentato: "Nel suo ruolo, ha usato il carcere come uno strumento di tortura per ottenere il patteggiamento". Ha anche affermato che, se interrogato, avrebbe potuto fare nomi importanti, rivelando che Ghedini lo aveva spinto a patteggiare.

Ho mentito per Berlusconi In merito al caso Ruby, Galan ha confessato di aver fornito una falsa testimonianza per proteggere Silvio Berlusconi, definendosi un "capro espiatorio" per evitare di coinvolgere altri vertici politici. Ha raccontato di aver dichiarato falsamente che Berlusconi avesse parlato di Ruby con Mubarak, aggiungendo che il motivo della sua menzogna era la gratitudine verso Berlusconi, che lo aveva sempre sostenuto. Infine, Galan ha criticato il trattamento che Berlusconi riservò a lui rispetto ad altre persone, sottolineando come quest'ultimo avesse trattato meglio le sue giovani accompagnatrici.

LISTE

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in base alla legge 5/2012 "Norme per l'elezione del presidente della giunta e del consiglio regionale", questo status consente di potersi presentare alle elezioni senza dover raccogliere le firme. Cosa che hanno fatto anche gli altri consiglieri del Gruppo misto (con l'eccezione di Stefano Valdegamberi): il 9 agosto 2024 Fabrizio Boron ha depositato il simbolo "Comuni del Veneto per l'Autonomia", il 12 agosto 2024 Fabiano Barbisan ha depositato "Terra Veneta". La differenza è che Boron e Barbisan potrebbero teoricamente esonerare dalla raccolta delle firme anche una seconda lista "collegata", mentre Lorenzoni non potrà farlo perché il requisito è che il gruppo o la componente politica sia presente in consiglio regionale da almeno 365 giorni prima delle votazioni. Dunque, se come pare si voterà a novembre, Lorenzoni potrà esonerare dalle firme solo il suo "Il Veneto Vale".

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