BIGODINI
GIOVANNI MANILDO E MATTEO BELLOMO
La macchina organizzativa della campagna non è ancora a pieno regime. Mancano ancora le foto per i manifesti (una delle priorità per far conoscere il volto di Manildo anche fuori dalla sua Treviso), mancano le scelte grafiche e cromatiche sul colore che dominerà la comunicazione. In compenso c’è uno spin doctor, il dem veneziano Matteo Bellono, che già curò la vittoriosa campagna trevigiana per Manildo. L’amicizia è rimasta, così la scelta per l’organizzatore della campagna è caduta su di lui. Uno spin doctor atipico, se vogliamo, che ama ripetere «è un ruolo identico ai bigodini per una donna, l’unica cosa che si deve vedere sono i ricci». E i «ricci», in questo caso, sono un risultato su cui ricostruire il centrosinistra veneto. Perché quel 16% scarso di cinque anni fa brucia ancora molto.
L’obiettivo di minima è superare quel 23% scarso di Alessandra Moretti ottenuto nel 2015 per poter portare in consiglio regionale un numero di consiglieri che possa fare la differenza, comunque vada. E se pure c’è consapevolezza che l’impresa sarà ardua, le beghe infinite nel campo avverso sono un buon viatico per far partire una campagna elettorale in attacco, anziché in difesa. Serviranno anche fondi ed è pronta a partire anche una campagna di fundraising dal basso.
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