SUPERVENETO

SUPERVENETO

Ormai i pochi che si mettono in politica lo fanno per garantirsi un futuro, una sistemazione con lauto stipendio, al bene comune non ci pensa più nessuno. E' così. Ma non è sempre e in tutti i casi, così. E comunque ora, per i Super-Veneti, i veneti che vogliono superarsi, superando i difetti e le ipocrisie della propria storia recente, è una questione di sopravvivenza. Lukazaia e in subordine la Lega controlleranno praticamente tutto il controllabile. Se non si crea un argine, un movimento, una forza, chiamatelo come vi pare ma insomma un punto d'incontro tutto veneto, niente infiltrati foresti e niente monate indipendentiste (dai su, ce lo vedete qualcuno andare in galera come in Catalogna?), un'agorà fra tutti coloro che non si riconoscono in Zaia ma nemmeno nella poltiglia che dovrebbe insidiarlo (M5S compreso, che è inesistente), rischiamo di trovarci fra cinque anni un successore di Lukazaia che si chiamerà Zaialuka in do minore, con il banchetto che continuerà indisturbato sulle spoglie della pluralità di idee e di scelte.

Alessio Mannino - Ottobre 2020 - Post Elezioni Regionali 2020

SUPERVENETO

Il povero Arturo Lorenzoni, con l'ulteriore spinta (anche se non decisiva) che il Covid ha dato a Lukazaia, se ci si pensa ha fatto pure un mezzo miracolo. Ma la sua figura, di persona benintenzionata e tuttavia scialba, simboleggia la pochezza di chi l'ha mandato allo sbaraglio, una schiera di caciottari che dopo la memorabile prova dell'Alessandra Moretti non ha tentato per neanche mezzo secondo, di cambiare per tempo con sangue fresco lo zombie di centrosinistra. Di lavorare giorno per giorno per un ricambio non solo generazionale ma di personalità (spesso i giovani sono più vecchi degli anziani), per trovare un leader (sì, un leader, un capo vero, piaccia o no in politica va così, e nella politica-spettacolo ancor di più), un uomo o una donna che non fosse una scelta di disperazione all'ultimo miglio. Per non offrire ai cittadini la solita minestra riscaldata di banalità (il Veneto che vogliamo, il Veneto del futuro, il Veneto moderno: ma vogliamo cosa?, futuro quale?, moderno in che senso, che siamo così moderni che sogniamo il Tav che magna un sacco de schei, e per fare in treno Vicenza-Bassano tocca cambiare a Mestre o a Cittadella?).

Alessio Mannino - Ottobre 2020 - Post Elezioni Regionali 2020

PRIMARIE

CENTROSINISTRA

PRIMARIE DELLE IDEE

La decisione di allestire una trentina di gazebo lo scorso fine settimana per raccogliere indicazioni sul programma elettorale appare più simbolica che sostanziale. È ben noto che il Veneto sta affrontando una serie di difficoltà, come dimostra il sorpasso della vicina Emilia: la popolazione invecchia, il territorio è sempre più danneggiato, l'economia è in crisi e l'area di emarginazione si allarga. Perfino il sistema sanitario, nonostante alcune eccellenze, sta mostrando segni di cedimento. Risulta curioso che sia la politica a chiedere ai cittadini "cosa dobbiamo fare?", invece di proporre idee concrete e le persone adatte a realizzarle. Si spera, forse in modo implicito, che il centrodestra possa autodistruggersi, ma è un'illusione, poiché alla fine le sue diverse componenti troveranno un accordo solido.

VENETO, REGIONE VENETO

ARTURO LORENZONI

ARTURO LORENZONI

Arturo Lorenzoni, perché dice di essere preoccupato?

Perché se il centrosinistra non inizia a muoversi, sarà sempre più difficile scalare questa montagna. Lo dico perché so com’è andata nel 2020. Il centrosinistra dovrebbe far capire che c’è una squadra che ha una visione alternativa per guidare il Veneto. Ma per arrivare ai veneti ci vuole tempo. Tempo che il centrosinistra sta perdendo.

Quindi secondo lei bisogna stringere i tempi?

Bisogna che ci diamo una mossa, va individuata la persona che sarà candidata presidente della Regione al più presto. Non so se con le primarie o senza, ma bisogna muoversi.

STAMPA: 20/03/2025

DEMOCRATICI

DEMOCRATICI VENETI

2010 - Giuseppe Bortolussi 29,08%.

2015 - Alessandra Moretti 22,74%.

2020 - Arturo Lorenzoni 15,72%.

REGIONE VENETO


Arturo Lorenzoni nel 2020 è stato lo sfidante di Luca Zaia e, tra tutti i candidati del centrosinistra da trent’anni a questa parte, è quello che ha preso meno voti: 1995 Ettore Bentsik 32,35%; 2000 Massimo Cacciari 38,22%; 2005 Massimo Carraro 42,35%; 2010 Giuseppe Bortolussi 29,08%; 2015 Alessandra Moretti 22,74%; 2020 Arturo Lorenzoni 15,72%.

GIANCARLO GALAN

REGIONE VENETO

Galan, l'ex Doge senza impero, chiede un vitalizio: "Vivo come un indigente"

«Sono un pensionato senza pensione», ironizza Giancarlo Galan, che ha governato il Veneto dal 1995 al 2010, fino allo scandalo Mose, uno dei più gravi nella storia recente della regione. Dopo 78 giorni di carcere e un accordo che ha portato a una condanna di due anni e mezzo di arresti domiciliari e una multa di 2,6 milioni di euro, si è trovato in una situazione disperata. Attualmente vive isolato sui Colli Berici, senza un conto corrente, senza pensione e senza mezzi. Risiede in una casa fornita dal fratello Alessandro, medico, che lo ha sempre supportato.

Ora Galan si rivolge al Consiglio regionale del Veneto per richiedere il recupero dei suoi assegni pensionistici, che nel corso degli anni sono stati versati al Fondo unico di garanzia di Equitalia, accumulando oltre 150 mila euro. «Questi soldi mi spettano – afferma – avendo lavorato per anni e versato i contributi». Galan chiede non solo gli arretrati, ma anche gli accrediti futuri, che dovrebbero ammontare a circa 1.300 euro netti al mese.

Il suo avvocato, Maurizio Paniz, ha già presentato un ricorso per ottenere quanto richiesto. Roberto Ciambetti, presidente dell'Aula veneta, ha confermato che si sta aspettando la notifica del ricorso e che nel frattempo continueranno i versamenti al fondo di garanzia.

Una situazione simile è quella di Renato Chisso, ex assessore alle Infrastrutture, che ha anch'egli fatto ricorso dopo aver patteggiato per corruzione e ha ottenuto la restituzione di 300 mila euro. Negli ultimi dieci anni, l'intero ammontare della pensione mensile di Galan è stato accreditato al fondo di garanzia, in base a una legge sui vitalizi ora modificata, che stabilisce un limite massimo di pignorabilità.

Oltre agli arretrati, Galan chiede che il Consiglio regionale accrediti i quattro quinti della sua pensione, limitando il pignoramento al restante quinto, come previsto dalla normativa. Tuttavia, c'è chi critica questa richiesta. «Galan è stato accusato di reati contro la pubblica amministrazione – commenta Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle – dargli un premio mi sembra eccessivo». Ma Galan risponde: «Di qualcosa dovrò pur vivere».

Nella sua attuale vita da eremita sui Colli Berici, Galan svolge lavori nel bosco, si occupa delle piante e legge. Recentemente, ha anche subito un incidente con una motosega, che ha comportato un'invalidità temporanea. Nonostante ciò, ha partecipato a eventi sociali, come una cena con amici di Forza Italia, ma ha dichiarato di aver chiuso con la politica, esprimendo il suo disgusto per quanto accaduto nel suo passato politico.

La sua vita, ora, è quella di un pensionato privo di pensione, dedicata alla natura e alla riabilitazione fisica, un "Doge senza impero".

GIANCARLO GALAN

REGIONE VENETO

Galan: “Costretto a patteggiare sul Mose e a mentire sul caso Ruby”

Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto, ha rilasciato un'intervista a Report in cui racconta la sua esperienza legata all'inchiesta sul Mose e il caso Ruby. Galan ha dichiarato di essere stato costretto a patteggiare a causa delle pressioni dell'avvocato Ghedini, e ha sottolineato che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non lo ha mai interrogato, temendo che potesse fare altri nomi.

Il caso Mose Accusato di aver ricevuto tangenti dal Consorzio Venezia Nuova, che gestiva il progetto del Mose, nel 2014 Galan ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi dopo aver trascorso 78 giorni in carcere. Nordio, che all'epoca era il procuratore aggiunto coordinando l'inchiesta, è stato descritto da Galan come non garantista. Oggi, l'ex governatore vive in una tenuta di famiglia e ha dichiarato che senza il supporto del fratello sarebbe in gravi difficoltà.

Mai interrogato Galan ha rivelato di aver vissuto un periodo estremamente difficile, affermando: "Sono stato a un passo dal farla finita". Ha descritto l'ingiustizia subita come devastante, poiché non ha mai avuto l'opportunità di difendersi di fronte a un magistrato. Quando gli è stato chiesto se avesse mai parlato con Nordio, ha risposto di no, spiegando che la decisione di patteggiare è stata dettata dalla necessità di proteggere la sua famiglia. "Aver patteggiato è stato l'unico modo per evitare di restare in carcere per altri sei mesi", ha aggiunto.

I nomi non rivelati Riguardo a Nordio, Galan ha commentato: "Nel suo ruolo, ha usato il carcere come uno strumento di tortura per ottenere il patteggiamento". Ha anche affermato che, se interrogato, avrebbe potuto fare nomi importanti, rivelando che Ghedini lo aveva spinto a patteggiare.

Ho mentito per Berlusconi In merito al caso Ruby, Galan ha confessato di aver fornito una falsa testimonianza per proteggere Silvio Berlusconi, definendosi un "capro espiatorio" per evitare di coinvolgere altri vertici politici. Ha raccontato di aver dichiarato falsamente che Berlusconi avesse parlato di Ruby con Mubarak, aggiungendo che il motivo della sua menzogna era la gratitudine verso Berlusconi, che lo aveva sempre sostenuto. Infine, Galan ha criticato il trattamento che Berlusconi riservò a lui rispetto ad altre persone, sottolineando come quest'ultimo avesse trattato meglio le sue giovani accompagnatrici.

LISTE

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in base alla legge 5/2012 "Norme per l'elezione del presidente della giunta e del consiglio regionale", questo status consente di potersi presentare alle elezioni senza dover raccogliere le firme. Cosa che hanno fatto anche gli altri consiglieri del Gruppo misto (con l'eccezione di Stefano Valdegamberi): il 9 agosto 2024 Fabrizio Boron ha depositato il simbolo "Comuni del Veneto per l'Autonomia", il 12 agosto 2024 Fabiano Barbisan ha depositato "Terra Veneta". La differenza è che Boron e Barbisan potrebbero teoricamente esonerare dalla raccolta delle firme anche una seconda lista "collegata", mentre Lorenzoni non potrà farlo perché il requisito è che il gruppo o la componente politica sia presente in consiglio regionale da almeno 365 giorni prima delle votazioni. Dunque, se come pare si voterà a novembre, Lorenzoni potrà esonerare dalle firme solo il suo "Il Veneto Vale".

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