GIOVANNI MANILDO

GIOVANNI MANILDO

E così il “povero Manildo” si trova a dover portare la croce, con dignità e senza illusioni, di una corsa che parte in salita, e già partire è un eufemismo.

Competizione durissima, Zaia o non Zaia. Gran lavoro politico e organizzativo da fare in città e nei comuni. Attivare subito eletti, iscritti dei circoli (sono 7 a Vicenza con 250 iscritti) e nominati nelle partecipate. Non si può pensare alle vecchie elezioni, bisogna partire dalla realtà concreta. Il Veneto è cambiato, la politica è ridotta al lumicino. Bisogna attivare energie nuove, al di là degli organismi di partito. E soprattutto rispondere alla domanda: perché votare e perché cambiare? In una Regione che il centrosinistra non ha mai governato. Auguri Manildo! Auguri amato Veneto!

STAMPA ONLINE

CENTROSINISTRA

CENTROSINISTRA

La direzione regionale ha approvato con una larghissima maggioranza (58 favorevoli, 5 contrari e 1 astenuto) un ordine del giorno che dà pieno mandato al segretario Andrea Martella per chiudere il percorso sulla candidatura alla presidenza della Regione.

Nella giornata di venerdì si è riunito il direttivo regionale del Pd, con un unico punto all’ordine del giorno: le elezioni regionali. C’erano un’ottantina di persone, tra cui parlamentari, consiglieri regionali e dirigenti.

Il segretario veneto Andrea Martella ha fatto una relazione molto chiara, durante la quale ha rivendicato il lavoro fatto. È stato proposto uno schema in cui si prende atto che la figura di Giovanni Manildo è quella più unitaria ma sono stati inseriti anche altri 6 nomi proposti dalle province: Gianni Dal Moro, Alessia Rotta, Federico Benini, Vanessa Camani, Laura Puppato e Chiara Luisetto.

STAMPA ONLINE

RESISTERE VENETO

RESISTERE VENETO

Riccardo Szumski, medico ed ex sindaco di Santa Lucia di Piave, volto noto per le sue posizioni critiche durante la pandemia. Szumski ha ufficializzato la propria candidatura attraverso i social, alla guida della neonata lista "Resistere", frutto di un’aggregazione spontanea di associazioni territoriali, imprenditori, volontari e cittadini stanchi dei partiti tradizionali. Al centro del suo programma, il rilancio della sanità pubblica, considerata una priorità non più rinviabile.

SUPERVENETO

SUPERVENETO

Ormai i pochi che si mettono in politica lo fanno per garantirsi un futuro, una sistemazione con lauto stipendio, al bene comune non ci pensa più nessuno. E' così. Ma non è sempre e in tutti i casi, così. E comunque ora, per i Super-Veneti, i veneti che vogliono superarsi, superando i difetti e le ipocrisie della propria storia recente, è una questione di sopravvivenza. Lukazaia e in subordine la Lega controlleranno praticamente tutto il controllabile. Se non si crea un argine, un movimento, una forza, chiamatelo come vi pare ma insomma un punto d'incontro tutto veneto, niente infiltrati foresti e niente monate indipendentiste (dai su, ce lo vedete qualcuno andare in galera come in Catalogna?), un'agorà fra tutti coloro che non si riconoscono in Zaia ma nemmeno nella poltiglia che dovrebbe insidiarlo (M5S compreso, che è inesistente), rischiamo di trovarci fra cinque anni un successore di Lukazaia che si chiamerà Zaialuka in do minore, con il banchetto che continuerà indisturbato sulle spoglie della pluralità di idee e di scelte.

Alessio Mannino - Ottobre 2020 - Post Elezioni Regionali 2020

SUPERVENETO

Il povero Arturo Lorenzoni, con l'ulteriore spinta (anche se non decisiva) che il Covid ha dato a Lukazaia, se ci si pensa ha fatto pure un mezzo miracolo. Ma la sua figura, di persona benintenzionata e tuttavia scialba, simboleggia la pochezza di chi l'ha mandato allo sbaraglio, una schiera di caciottari che dopo la memorabile prova dell'Alessandra Moretti non ha tentato per neanche mezzo secondo, di cambiare per tempo con sangue fresco lo zombie di centrosinistra. Di lavorare giorno per giorno per un ricambio non solo generazionale ma di personalità (spesso i giovani sono più vecchi degli anziani), per trovare un leader (sì, un leader, un capo vero, piaccia o no in politica va così, e nella politica-spettacolo ancor di più), un uomo o una donna che non fosse una scelta di disperazione all'ultimo miglio. Per non offrire ai cittadini la solita minestra riscaldata di banalità (il Veneto che vogliamo, il Veneto del futuro, il Veneto moderno: ma vogliamo cosa?, futuro quale?, moderno in che senso, che siamo così moderni che sogniamo il Tav che magna un sacco de schei, e per fare in treno Vicenza-Bassano tocca cambiare a Mestre o a Cittadella?).

Alessio Mannino - Ottobre 2020 - Post Elezioni Regionali 2020

PRIMARIE

CENTROSINISTRA

PRIMARIE DELLE IDEE

La decisione di allestire una trentina di gazebo lo scorso fine settimana per raccogliere indicazioni sul programma elettorale appare più simbolica che sostanziale. È ben noto che il Veneto sta affrontando una serie di difficoltà, come dimostra il sorpasso della vicina Emilia: la popolazione invecchia, il territorio è sempre più danneggiato, l'economia è in crisi e l'area di emarginazione si allarga. Perfino il sistema sanitario, nonostante alcune eccellenze, sta mostrando segni di cedimento. Risulta curioso che sia la politica a chiedere ai cittadini "cosa dobbiamo fare?", invece di proporre idee concrete e le persone adatte a realizzarle. Si spera, forse in modo implicito, che il centrodestra possa autodistruggersi, ma è un'illusione, poiché alla fine le sue diverse componenti troveranno un accordo solido.

VENETO, REGIONE VENETO